Il bianco è una metafora del potere. Raoul Peck incontra il pubblico

Cerimonia di apertura – Raoul Peck – Foto di Valentina Micol Carnevali

Il Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina ha aperto quest’anno con l’anteprima di I Am Not Your Negro, il film di Raoul Peck candidato all’Oscar che sta raccogliendo premi e riconoscimenti in tutto il mondo e che da questa settimana sarà in moltissime sale italiane grazie alla distribuzione Wanted.

Come ha spiegato il regista dialogando prima con gli studenti, poi con Annamaria Gallone, Giuseppe Gariazzo e il pubblico intervenuto al tradizionale appuntamento pomeriano dell’Ora del tè, già nei primi minuti del film il pubblico riceve le chiavi di lettura necessarie per sentirsi testimone privilegiato. “James Baldwin ci chiede di partecipare con la nostra memoria e di metterci in discussione”. Si tratta di capire, come accadde gradualmente allo stesso Malcolm X, che “la questione della razza è soprattutto una questione di classe“.

Cerimonia di apertura - Raoul Peck - Foto di Sergio Alvarez

Cerimonia di apertura – Raoul Peck – Foto di Sergio Alvarez

Attraverso la voce di Samuel L. Jackson ritroviamo infatti Baldwin alle prese con le difficoltà che sta attraversando come autore (lo scritto Remember This House rimarrà incompiuto) e di quelle per riuscire ad incontrare le compagne e i figli dei leaders afroamericani Malcom X, Martin Luther King Jr. e Medgar Evers, assassinati tra il 1963 e 1968. Un timbro quasi irriconoscibile persino ai fan: “Avevo sperimentato con le voci degli attori già con il documentario Lumumba, Qui non si è trattatto di avere una semplice voice over, di prendere Samuel L. Jackson e cacciarlo dentro al film, ma di creare per mezzo della voce un personaggio che compie le stesse azioni previste dal testo che legge allo spettatore”.

Raoul Peck - Foto di Alice Ziantoni

Raoul Peck – Foto di Alice Ziantoni

Al Festival Center la conversazione è proseguita sull’attualità, caratterizzata secondo Peck da una pigrizia intetellettuale, un pericoloso letargo che porta molti a non votare o a fare politica rimanendo comodamente seduti sul proprio divano. Riflettendo in particolare sul cinema americano mainstream, ha proseguito: “Se ci basiamo sui film sembra che gli americani non siano mai stati razzisti e che abbiano vinto tutte le guerre”. Per questo “è tempo di “decostruire le immagini di Hollywood e del cinema dominante”.

E la televisione non è da meno: “Baldwin sosteneva già negli anni Cinquanta come ci sia un parallelismo tra consumo di televisione e consumo di droghe. La tv oggi fabbrica teste vuote, pronte al consumo e non più in grado di reagire. Da questo punto di vista il capitalismo ha vinto” Peck nota in particolare che “nella tv italiana la donna è mera decorazione all’interno del palinsesto televisivo, molto più che in altri paesi.”

Raoul Peck - Foto di Alice Ziantoni

Raoul Peck – Foto di Alice Ziantoni

Rivolgendosi agli studenti al termine della proiezione riservata alle scuole, il regista aveva detto: “Per quanto si costruiscano muri, le migrazioni continueranno, facendo sì che il mondo cambi continuamente. Non si può pensare di rimanere chiusi in una propria bolla protetta. Ho girato un film su Lubumba, presidente del Congo assassinato dai governi occidentali perché voleva la libertà per il proprio paese, vi consiglio di guardarlo: è una storia che riguarda anche voi, perché i metalli contenuti nei telefoni cellulari provengono proprio dal Congo e da altri paesi ricchi di risorse ma rimasti poveri. Il Congo è vittima della propria ricchezza. I migranti pagano il prezzo più alto e per questo dobbiamo conoscere le loro storie.

Raoul Peck - Foto di Alice Ziantoni

Raoul Peck – Foto di Alice Ziantoni

 

Raoul Peck - Foto di Alice Ziantoni

Raoul Peck – Foto di Alice Ziantoni

Alla regista Cristina Mantis, che ringrazia il cineasta chiedendogli di accompagnare il film in tutta Italia, risponde: “Anche volendo non potrei farlo. Ad ognuno spetta la propria parte. Dopo questo film nessuno potrà più dire “Non sapevo” o “Sono innocente”, mentre ognuno potrà decidere se agire o meno. Come cittadini abbiamo tutti delle responsabilità, come l’essere attivi, partecipi e votare. Ad Haiti abbiamo manifestato a lungo per le strade prima di ottenere il diritto di voto e per questo sento che ognuno dovrebbe farlo.

E una ragazza afroitaliana che gli chiede un consiglio: “Oraganizzarsi, stabilire alleanze. Anche con gli italiani. Non dobbiamo inseguire solamente un conforto, perché in questo sistema capitalista ci saranno sempre motivi per i quali lottare. Dobbiamo istruirci e combattere”.

Raoul Peck - Foto di Alice Ziantoni

Raoul Peck – Foto di Alice Ziantoni

 

Raolu Peck - Foto di Alice Ziantoni

Raolu Peck – Foto di Alice Ziantoni

Chiara Zanini

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