SconfinaMenti: Terremere, Les empreintes douloureuses e Un métier bien


ore 10:00
Auditorium San Fedele
Via Hoepli, 3, Milano
+39.02.86352231

SconfinaMenti: le culture si incontrano al cinema è un progetto di rassegna cinematografica itinerante promosso dal COE in partenariato con 7 ONG italiane (ACCRI, COPE, CVM, ENGIM PIEMONTE, MOCI; OSVIC, Solidaunia) della federazione Focsiv, selezionate in base alla loro esperienza nella mediazione culturale in tutta Italia e capaci di intercettare gli immigrati e le seconde generazioni nelle loro iniziative.

Il progetto toccherà 8 regioni italiane (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Marche, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e 10 provincie (Milano, Varese, Lecco, Trieste, Torino, Ancona, Foggia, Cosenza, Palermo, Oristano), proiettando 20 film e avvalendosi di 10 mediatori culturali.

La rassegna SconfinaMenti: le culture si incontrano al cinema si terrà nei mesi di maggio-luglio 2016

TERREMERE, di Aliou Sow, Francia – 2015 – 32’ Premio ISMU al FCAAAL 2016
Abdoulaye vive nella periferia di una città francese. Quando il fratello muore in un incidente, decide di tornare in Mauritania per seppellirlo nella loro madre terra. Alcuni amici lo seguono in quest’avventura in auto, affrontando il deserto e la guerra, ma la difficoltà più grande risulterà del tutto inaspettata.

LES EMPREINTES DOULOUREUSES, di Bernard Auguste Kouemo Yanghu, 2015 – France / Camerun – 18’ Premio Polis Srl al FCAAAL 2016
Nathalie, giovane francese di origini camerunesi, sta attraversando un momento difficile. Ossessionata dalla sua immagine, Nathalie vuole rifarsi il naso. A casa, a Tolosa, viene a trovarla dall’Africa la madre, ancora in lutto dopo 13 anni. Lo scontro tra madre e figlia su questa operazione servirà ad entrambe a fare un passo avanti nella consapevolezza e accettazione di sé.

UN METIER BIEN, di Farid Bentoumi, Francia – 2015 – 25’ Premio Arnone – Bellavite Pellegrini Foundation al FCAAAL 2016
Alla morte della madre, Hakim, giovane francese di origini maghrebine, decide di trovarsi un buon lavoro e di mettere la testa a posto. Il quartiere non offre molto e Hakim si ritrova a vendere hijab in un negozio di abbigliamento gestito da ferventi mussulmani.

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